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Le cause dell’autismo : DNA o infiammazioni ?

Come tutti sanno, il termine autismo infantile fu introdotto in medicina da Leo Kanner nel 1943 per fare riferimento ad un comportamento gravemente disturbato la cui caratteristica principale era (ed è) rappresentata dalla incapacità ad entrare in relazione con gli altri ed al ritardo dello sviluppo del linguaggio.

Sovente, a fianco a questa diade sintomatologica, erano presenti altri sintomi, quali ad esempio far costantemente ruotare qualunque oggetto gli venga presentato (stereotipie).

Quando questa sintomatologia si presentava in forma “atipica” (parziale) si preferiva fare diagnosi di “tratti autistici”.

Verso la metà degli anni ottanta del secolo scorso i tecnici cominciarono ad abbandonare le ipotesi psicodinamiche quali cause dell’autismo ed iniziarono a concentrarsi sul ...

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Le memorie: cosa ricordare

In questo mese di giugno il blog ha focalizzato l’attenzione sullo studio delle memorie, secondo l’approccio neurobiologico, evidenziando alcuni punti fondamentali per poter comprendere i disordini delle memorie nei bambini con disturbo dello spettro autistico.

1)La memoria non è una cosa o una sostanza, bensì un processo o un’attività del Sistema Nervoso e come tale deve essere compresa.

2) Non esiste, nel nostro cervello, un’area abilitata a conservare le nostre memorie. Pertanto, non esistono persone con una “buona” o una “cattiva” memoria in merito allo sviluppo di quest’area. Le memorie sono distribuite in tutto il nostro Sistema Nervoso. Infatti, le memorie prendono origine dalle sinapsi, più precisamente dalle stimolazioni SINCRONIZZATE delle sinapsi...

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L’inganno del tablet

Domani, venerdì 15 giugno 2018, la società italiana di pediatria emanerà le Linee Guida riguardanti l’utilizzo dei smartphone e tablet in giovane età.

In linea con l’indirizzo biologico da sempre privilegiato dal blog, “autismo fuori dagli schemi”, per facilitare la comprensione degli argomenti trattati, la dottoressa AnnaLisa Buonomo, direttore scientifico del Centro Studi e Ricerche per le Neuroscienze dello Sviluppo Carl e Janice Delacato ha scritto quanto segue:

Dopo due settimane si tende a ricordare il 10% di ciò che si legge, il 20% di ciò che si vede ed il 90% di ciò che diciamo e facciamo( E Dale, 1946)

Le neuroscienze del XXI secolo hanno confermato questo andamento: gli esami neuro strumentali, infatti,  hanno evidenziato che un apprendimento può dirsi tale se c’è una p...

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La memoria non è una chiavetta USB

Abbiamo visto quanto sia importante la memoria in tutte le cose che facciamo, senza di essa non saremmo in grado di parlare, orientarci nel nostro ambiente, riconoscere gli oggetti. Eppure, la memoria non è una rappresentazione fedele della nostra realtà, assolutamente non è una chiavetta USB.

Infatti, ogni ricordo è differente dal precedente; per Edelman ogni ricordo è una ricategorizzazione, ovvero la riattivazione di un circuito sensori-motorio, più o meno esteso, ma mai coinvolgente la stessa popolazione di neuroni e, dunque, sovrapponibile del tutto al precedente.

In generale, possiamo anche dire che, le nostre esperienze tendono ad interagire con i ricordi ed a scontrarsi le une con le altre; di conseguenza, il nostro ricordo di un’esperienza è spesso sovrapposto a quello di un...

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Una, nessuna, centomila……..considerazioni tra disordini delle memorie ed autismo

Per gli antichi greci la Memoria era una dea (Mnemosine).

Per tutti gli esseri umani, come abbiamo visto nel precedente articolo, la memoria è la condizione essenziale che determina l’identità individuale lungo la linea del tempo: chi perde la memoria perde sè stesso. In altri termini possiamo dire che, un IO senza memoria corrisponde ad un IO senza passato e senza futuro (dotato esclusivamante del qui ed ora), senza alcun legame con sè stesso e con gli altri.

Dunque, la memoria è ciò su cui si basa la nostra identità, ovvero il collante che consolida la nostra vita mentale.

Inoltre, sempre dal precedente articolo, abbiamo appreso che le esperienze fatte modificano il nostro cervello determinando nuove conoscenze, queste ultime possono essere trattenute nella memoria anche per lun...

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“Ci ritorna in mente”….. considerazioni tra disordini della memoria e autismo

In un bellissimo libro, “Mi ritorno in mente”, Edoardo Boncinelli ci ricorda che l’uomo è l’unico essere che dice “IO” e che, forse, è capace di pensare “IO”.

Tutti parliamo dicendo “io”: “io dico, io faccio, io penso”, ben consapevoli di cosa stiamo dicendo.

QUESTO “IO” VIVE CERTAMENTE NEL MONDO, NEL MIO CORPO, CON IL MIO CORPO.

Negli ultimi articoli abbiamo trattato a lungo del tronco encefalico e dello sviluppo dell’io, a partire dall’esigenza del proprio corpo di difendere la sua omeostasi, servendosi dell’io.

Sui rapporti con il mondo, al momento, mi limito a dire che questo costituisce uno degli ossi più duri da digerire: che IO l’osservi o meno, il mondo va avanti e segue un suo cammino coerente e concepibile (realismo).

In questo e nel prossim...

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Perchè i bambini, e non solo, non sanno resistere al cioccolato

Nell’ultimo mese il blog ha dedicato particolari attenzioni allo studio del Tronco Cerebrale (articoli sul sonno/sogni e sull’importanza della mappa corporea per la socialità), consapevole dell’enorme importanza svolta da questa antica area cerebrale nel processo di neurosviluppo e, sovente, trascurata dai cognitivisti.

Già alla fine degli anni ottanta del secolo scorso il premio nobel per la medicina, Gerard M Edelman, proponeva modelli teorici di neurosviluppo, grazie ai quali si prendevano le distanze da quei modelli cognitivisti unicamente focalizzati sui lobi frontali e sui circuiti motivazionali.

Per Edelman un’abilità cognitiva si identifica con una MAPPA GLOBALE che, come tale, rappresenta una struttura dinamica, composta da MAPPE LOCALI (circuiti senso-motori) connesse da ...

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Autismo e socialità

Nell’articolo precedente abbiamo visto come l’ossitocina (anche la vasopressina), pur contribuendo a  quella sensazione di unione, vicinanza o attaccamento, non può essere ritenuta generatrice della nostra socialità. Infatti, l’ossitocina, come la vasopressina, è una sostanza (peptidi) molto antica, comparsa almeno 700 milioni di anni fa (molto prima della comparsa dei mammiferi), con la funzione di regolare l’acqua ed i minerali degli animali terrestri.

Pertanto, nei mammiferi è stato il cambiamento  dell’Organizzazione Neurologica (soprattutto a livello di struttura) a determinare l’attaccamento e la socialità e non le molecole in sè.

Dunque, non esistono molecole dell’attaccamento, nè tantomeno sostanze chimiche della socialità, ovvero molecole che somministrate ad u...

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L’ossitocina e l’autismo

Qualche giorno fa (9 maggio) sono stato invitato, quale relatore, ad un convegno sull’autismo tenutosi nello splendido Salone Dei Marmi della bella città di Salerno. La sapiente regia della manifestazione è stata opera di Sergio Martone, con il quale ho potuto scambiare alcune opinioni e tra queste “quanto l’ossitocina potesse essere utile nell’autismo”. Di certo quest’ormone ha suscitato molto fascino in noi esseri umani, trattandosi della sostanza che determina l’attaccamento inducendoci a pensare che potesse svelarci l’antico dilemma umano: cosa dare agli altri e cosa tenere per sè stesso. Dilemma che ha accompagnato la nostra storia, pensando che Seneca definiva un errore sia credere a chiunque, sia non credere a nessuno.

Nell’articolo odierno e nel prossimo, il blog...

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I sogni ci aiutano a comprendere i disordini attentivi e di postura nei bambini autistici

Per prima cosa voglio dire grazie a tutte le lettrici e lettori che, da due anni (30 aprile 2016), danno vita al blog.

Un grazie particolare all’Associazione La Mano Tesa di Macerata per aver pubblicato, nel giugno scorso, molti articoli del blog in formato manuale.

Nell’articolo odierno provo a fare più chiarezza sul come, una migliore comprensione di alcune nostre “caratteristiche”, nello specifico il sonno ed i sogni attraverso una scienza del sonno, può contribuire a migliorare le nostre conoscenze sui disordini del neurosviluppo ed a consigliarci quali esami neurodiagnostici andrebbero effettuati, in epoca precoce, per questi giovanissimi pazienti. Inoltre, potrebbe esserci d’aiuto nell’intuire quali protocolli terapeutici prescrivere.

Per la biologia non vi sono dubbi, ...

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