Siamo condannati ad imparare: la neuroplasticità (terza ed ultima parte)
Dagli inizi degli anni novanta dello scorso secolo la scienza ha indagato in maniera massiva sulla neuroplasticità nell’uomo.
Grazie, soprattutto, all’uso delle tecniche di imaging, quali la risonanza magnetica funzionale, la magnetoencefalografia e la stimolazione magnetica transcranica, si sono potute osservare le differenze anatomiche e funzionali tra esperti e non esperti.
Se il cervello umano si fosse rilevato plastico, come quello di altri primati (dato emerso dagli studi di Merzenich in California), allora le neuroimaging avrebbero fornito dati chiari: il cervello degli esperti avrebbe differito notevolmente in quanto a volume, spessore e superficie, di regioni corticali, oltre che nel connettoma, rispetto a quello dei non esperti.
In effetti, oggi siamo nella piena conoscenz...