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Siamo condannati ad imparare: la neuroplasticità (terza ed ultima parte)

Dagli inizi degli anni novanta dello scorso secolo la scienza ha indagato in maniera massiva sulla neuroplasticità nell’uomo.

Grazie, soprattutto, all’uso delle tecniche di imaging, quali la risonanza magnetica funzionale, la magnetoencefalografia e la stimolazione magnetica transcranica, si sono potute osservare le differenze anatomiche e funzionali tra esperti e non esperti.

Se il cervello umano si fosse rilevato plastico, come quello di altri primati (dato emerso dagli studi di Merzenich in California), allora le neuroimaging avrebbero fornito dati chiari: il cervello  degli esperti avrebbe differito notevolmente in quanto a volume, spessore e superficie, di regioni corticali, oltre che nel connettoma, rispetto a quello dei non esperti.

In effetti, oggi siamo nella piena conoscenz...

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Siamo condannati ad imparare: la neuroplasticità (parte seconda)

Le prime indagini neuroscientifiche sulla plasticità cerebrale risalgono alla metà del secolo scorso, grazie ai contributi del neurofisiologo polacco Konorski (allievo di Pavlov) e del neuropsicologo canadese Hebb. Infatti, nel 1949, il primo formulò la teoria che i collegamenti sinaptici tra cellule nervose si modificano (plasticità) con l’apprendimento condizionato, mentre il secondo ipotizzò che la frequenza, l’intensità e la costanza dello stimolo sensoriale fossero condizioni capaci di regolare la forza delle sinapsi, ovvero dell’apprendimento.

Altra figura illustre ed importante ai fini delle nostre conoscenze in merito alla neuroplasticità è stata quella del neurofisiologo americano Paul Bach-y-Rita che ebbe il merito di conoscere, per primo, la capacità della corteccia ...

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Siamo condannati ad imparare: la neuroplasticità (parte prima)

Per moltissimo tempo abbiamo creduto che le connessioni cerebrali di un individuo adulto, una volta stabilitesi, sarebbero rimaste grosso modo immutabili. Tutto al più ci consentivamo di ammettere che dei minimi cambiamenti occasionali potessero verificarsi allorchè un individuo veniva sottoposto a nuovi apprendimenti. In tal caso si sosteneva che il cervello si fosse limitato a rinforzare determinate connessioni a discapito di altre. In effetti, gli scienziati sostenevano che la struttura di base del cervello e delle sue reti di neuroni (connettoma) non si modificava nella sostanza...

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Il legame tra infiammazione e “malattie mentali”

Come già riportato in precedenti articoli del blog, per molto tempo si è pensato che il sistema nervoso fosse un sito immuno-privilegiato. Per i ricercatori, era convinzione diffusa che il sistema nervoso non fosse difeso dal sistema immunitario in quanto, il cervello veniva considerato: sprovvisto di vasi linfatici; privo di cellule appartenenti al sistema immunitario e provenienti dal sangue; capace di proteggersi dall’invasione di sostanze di qualsivoglia tipo, cellule immuni comprese, mediante barriera emato-encefalica.

Tutte queste conoscenze contribuirono a sviluppare una credenza diffusa, secondo la quale venivano formate generazioni di medici, che ritenevano che il sistema nervoso funzionasse senza albergare al suo interno qualsiasi cellula immunitaria...

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Oltre la genetica

Il sistema nervoso dei vertebrati differisce da quello dei loro predecessori in almeno due aspetti fondamentali: la comparsa delle cellule gliali migliorò notevolmente la comunicazione tra neuroni, lo sviluppo della mielina determinò lo sviluppo di cervelli più grandi, più densi, più organizzati, divisi in tre parti (prosencefalo, mesencefalo, rombencefalo). Quest’ultimo passaggio fu determinato dalla quadruplice duplicazione di un gruppo di geni ancestrali (geni Hox). La quadruplicazione dei geni Hox rese possibile un livello completamente nuovo di precisione, nello sviluppo dell’organismo in generale, e del Sistema Nervoso nello specifico.

Quello che possiamo affermare è che, i geni che costruiscono i nostri cervelli, così come quelli che costruiscono i nostri corpi, sono un prodott...

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Bettelheim e Delacato: la storia siamo noi……

“……la storia siamo noi nessuno si senta offeso……..la storia siamo noi, attenzione nessuno si senta escluso…….però la storia non si ferma……….la storia entra dentro le stanze e le brucia, la storia dà torto o dà ragione,……….siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere……..E poi la gente perchè è la gente che fa la storia………Quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare ed è per questo che la storia dà i brividi perchè nessuno la può fermare.”  (F. De Gregori)

La storia siamo noi, Bruno Bettelheim e Carl H. Delacato, nessuno si senta offeso...

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Il cervello si difende attaccando.

Se qualcuno dicesse che il cervello può guarire dopo una lesione sembrerebbe fantascienza, ma se dovesse dire che il corpo può guarire dopo una lesione, nessuno resterebbe particolarmente stupito. Infatti, tutti sanno che si può guarire da una frattura ad un osso, come si guarisce quando ci si scotta o si manifesta una piaga, e questo perchè quasi tutte le parti del nostro corpo sostituiscono costantemente le proprie cellule, e “tutti sanno” che il numero dei neuroni in dote ad un cervello adulto resta interamente fissato. Ci hanno spiegato che le cellule epatiche sono costantemente reintegrate, mentre il cervello deve cavarsela con i neuroni presenti alla nascita...

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Cosa fa il cervello quando non fa niente?

“A cosa stai pensando? A niente in particolare, fantasticavo!  ”

Un dialogo comune, banale, ove non sembra esservi energia nervosa coinvolta.

Eppure, sarebbe troppo riduttivo supporre che il nostro cervello sia inattivo quando ci sembra di non far niente, se non far divagare la nostra mente. Il cervello sta sempre facendo qualcosa, anche quando abbiamo l’impressione che non sia così.

Grazie all’elettroencefalografia si è scoperto che il cervello non è mai quiescente e che le sue onde ritmiche non cessano mai. Anche quando divaga, così quando dorme profondamente, il suo E.E.G. continua a mostrare attività elettrica, anche se di tipo diversa tra di loro e tra quando siamo concentrati su di un compito...

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Gli spazzini lavorano di notte

In un articolo pubblicato nel blog il 10 settembre 2016 avevo scritto che : “il cervello di molti bambini autistici tende a crescere di dimensioni in modo accelerato ed eccessivo nei primi due, tre anni di vita. In tale epoca comincia a rallentare la sua espansione, per presentare nell’adolescenza dimensioni non differenti da quelle dei normotipici. Questo processo sembra coinvolgere sia la potatura dendritica che la formazione della sostanza bianca. Oggi si sostiene che l’atipicità neuroanatomica dell’autismo consista in alterazioni della connettività tra neuroni, aumentata in alcune regioni, ridotta in altre. Questa alterazione neurobiologica si traduce in una globale insufficienza di molti processi di integrazione delle informazioni”.

In queste settimane, durante un tentativ...

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E’ necessario non perdere sonno

Nel 1953 il mondo scientifico fu scosso, oltre che dalla pubblicazione del modello del DNA, dalla scoperta del sonno REM (rapid eye movement). Questo stadio è caratterizzato da un’accelerazione del ritmo cardiaco e della frequenza respiratoria, da un pattern tipico di onde cerebrali, un alto livello di attività cerebrale e da vividi sogni. Questo significava che, finalmente si potevano studiare i sogni da un punto di vista fisiologico; durante il sonno il cervello continua ad elaborare informazioni.

In effetti, quando dormiamo tutto il corpo riposa, ma il nostro cervello rimane attivo.

Dormire sembra una cosa del tutto naturale, eppure molti soffrono di disturbi del sonno, tale percentuale aumenta all’interno dei soggetti con autismo, anche in età evolutiva.

L’alternanza di sonno e ...

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