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Il ballo: quando due corpi diventano uno

Sono trascorsi otto giorni dall’incontro con la professoressa Tina Iachini presso il Grand Hotel Flora in Sorrento. Il ricordo dell’incontro con la neuroscienziata, come anche quello della presentazione delle tesi da parte delle dottoresse che hanno completato il corso di studio sulla Metodologia Delacato è, tuttora, vivo e forte. Per questo motivo voglio ritornare sul concetto di spazio emotivo e sociale, oltre che sul suo sviluppo ontogenetico (visto che il blog si occupa di patologie del neurosviluppo).

Poche cose possono affascinare come quella di guardare due individui che danzano, a volte stretti in un abbraccio, a volte allontanandosi l’uno dall’altro, a secondo dei passi del ballo che eseguono.

Le neuroscienze negli ultimi anni, come le ricerche della professoressa Iachini, si sta...

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Importanza della genetica e dell’epigenetica nell’autismo

Nell’ultimo articolo abbiamo visto come il nostro cervello, alla nascita, non è affatto una tabula rasa. Infatti, i bambini appena nati ricercano quelle stimolazioni sensoriali più adatte a stimolare un corretto sviluppo cerebrale nelle prime fasi della crescita, inoltre, il mantenimento dell’omeostasi rappresenta un elemento regolatore dello sviluppo. Di certo, per moltissime specie di animali, uomo compreso, il mantenimento dell’omeostasi richiede la messa in atto di azioni precise e, talvolta, complesse (neurostati complessi). Infatti, in natura il cibo non è sempre disponibile, non sempre si dispone di una sorgente di acqua fresca nelle vicinanze, i partner sessuali non sempre fanno la fila in attesa di essere scelti per l’accoppiamento, ecc...

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Non siamo nati come lavagne vuote che aspettano che qualcuno ci scriva sopra

Un aspetto emerso dall’incontro con la professoressa Iachini e che rappresenta , sin dai primi articoli, anche l’orientamento del blog, è quello di considerare il cervello dell’ uomo moderno plasmato dal processo evolutivo, oltre che, il considerare che gli uomini, per il 97% della loro storia hanno vissuto in condizioni ambientali totalmente diverse da quelle attuali. Eppure, il processo di apprendimento è regolato dal processo di Organizzazione Neurologica che (grazie alla moltiplicazione neuronale, alla migrazione dei neuroni, alla formazione ed alla selezione dei circuiti e delle sinapsi neuronali, oltre che alla selezione dei neurotrasmettitori), dall’inizio dello sviluppo intrauterino e per tutta la vita, regola l’acquisizione delle nostre abilità, ovvero il nostro comportamento.

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Intervista alla Professoressa Tina Iachini

Questa mattina, presso il Grand Hotel Flora in Sorrento, la professoressa Tina Iachini ha partecipato ad un evento scientifico organizzato dal Centro Studi Delacato ed ha concesso l’intervista riportata dal blog “Autismo fuori dagli schemi”.

Tina Iachini è professore di scienze cognitive presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli, dirige il laboratorio of Cognitive Science e Immersive Virtual Reality. Da vari decenni effettua studi al fine di comprendere come l’essere umano acquisisca il “concetto di spazio”.

Professoressa Iachini quale significato possiamo dare, in questo preciso momento, al concetto di funzioni cognitive?

IN QUESTO MOMENTO LE FUNZIONI COGNITIVE SONO VISTE COME STRUMENTI ADATTIVI CHE CI SERVONO PER INTERAGIRE EFFICACEMENTE CON L ‘AMBIENTE...

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Da una visione a due dimensioni ad un’ esperienza tridimensionale

Le nostre conoscenze del mondo sono precedute da una catena di eventi biologici, della maggior parte dei quali non siamo minimamente consapevoli. Ad esempio, la luce proveniente dalla finestra illumina la poltrona posta innanzi ai miei occhi e ne viene in parte riflessa. Alcuni dei raggi luminosi riflessi vanno a colpire la retina, situata sul fondo dell’occhio. Quest’informazione viene trasdotta in energia elettrica che viene trasmessa attraverso varie strutture anatomiche fino alle cortecce cerebrali visive. A tale livello l’attività elettrochimica o nervosa diventa l’esperienza soggettiva del vedere la mia poltrona, ovvero quell’esperienza che rappresenta l’anello finale del processo...

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Le immagini mentali: capacità di simulare la realtà

Le informazioni sensoriali che dall’ambiente, attraverso i recettori sensoriali prima e le vie nervose successivamente, raggiungono il S.N.C., oltre alle performance motorie compiute dall’animale in oggetto, consentono di acquisire le abilità (apprendimento). Nell’ultimo articolo pubblicato abbiamo visto come, grazie a tale processo, specificamente organizzato, l’uomo acquisisce le sue abilità (psicostati), tra cui la capacità di stabilire distanze, dimensioni degli oggetti, posizione di questi nello spazio, oltre che la relazione spaziale tra gli oggetti. Appare ovvio che, essendo la conoscenza dell’ambiente fondata sulla sensorialità, ogni specie appaia interessata ad aspetti specifici della realtà...

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Perchè mio figlio lancia gli oggetti sulle pareti?

I nostri progenitori, che vivevano come cacciatori/raccoglitori, dovevano camminare, mangiare e, contemporaneamente, esplorare il terreno dove si muovevano, ovvero dovevano compiere una serie di azioni in un ambiente popolato da oggetti e da altri esseri in movimento (spazio). Basterebbe riflettere sulla nostra storia evolutiva per comprendere come percezione, attenzione, cognizione ed azione siano strettamente interrelate e che siano gli scopi dell’ azione ad influenzare il tutto...

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Fammi vedere come impugni il cucchiaio.

La finalità del Sistema Nervoso è quella di garantire, al suo possessore, il comportamento più adattivo. In un mondo in continuo mutamento l’azione (comportamento), inevitabilmente, viene ad essere selezionata dall’informazione sensoriale. L’essere umano, come scritto in diversi articoli del blog, si caratterizza per il possedere un sistema nervoso ove l’integrazione tra le differenti informazioni sensoriali è massima. In effetti, già la vista, l’udito, il tatto, nella loro specificità rappresentano l’integrazione di una moltitudine di aree corticali, riceventi informazioni dallo stesso organo sensoriale periferico, ma abilitate a trasdurre segnali molto differenziati...

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Aprassia

L’approccio psicologico (concentrarsi sulle conseguenze come se fossero le cause del problema) all’autismo potrebbe essere alla sua fine, ma ci sarà un momento in cui tutte le scoperte sulla biologia del cervello verranno recuperate anche per questa drammatica condizione medica ? Sin da Kanner (1943), la neurologia prima e le neuroscienze in genere dopo, non sono state di certo protagoniste. Quello che potrebbe cambiare le cose dovrebbe essere un filone di studi, in parte avviatosi già negli anni passati, ma che è rimasto molto mortificato, ove la priorità viene rappresentata dal tentativo di comprendere la fisiopatologia dei sintomi più che dall’etichettare i bambini...

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