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Il cervello parlante

Sottoponendo le ipotesi sulle origini del linguaggio ad un approccio neurobiologico evolutivo ovvero, biocognitivo, emerge che, i mutamenti nell’organo foniatrico, cioè nel tratto vocale, nell’innervazione della lingua, nel controllo del respiro, furono necessari ma non sufficienti, per la comparsa della comunicazione verbale per emettere parole dobbiamo “sincronizzare” con precisione la produzione del suono e , dunque, i movimenti della lingua e delle labbra. Per parlare, nel senso reale del termine, dobbiamo organizzare ulteriori strutture cerebrali capaci di “controllare la percezione”, al fine di consentire di dire ciò di cui vogliamo parlare...

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Una curiosità “biocognitiva”

Quanto tempo dobbiamo attendere per avere una risposta verbale ovvero, fino a quanto dobbiamo contare, prima di fare un’altra domanda?

Come ho scritto in altri articoli del blog, non vi è alcun dubbio che siamo ANCHE cognitivi.

Senza alcuna possibilità di essere smentiti, possiamo affermare di essere in possesso di almeno due tipi di pensiero: quello automatico e quello logico o razionale. Il primo è decisamente pratico ed estremamente comodo in tutte quelle situazioni ove possiamo cavarcela grazie alle convinzioni, abitudini, opinioni, stereotipi, esperiti nel corso di tutta la nostra vita. Esso è rapido e più naturale del pensiero logico o razionale...

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Dalla psicanalisi a Delacato

Siamo una delle tante tappe del processo evolutivo. Nel corso dell’evoluzione, sotto la spinta di fattori adattivi, si è generato, ovvero si è evoluto, il tipo di corpo che abbiamo ed i circuiti cerebrali con la loro tipica organizzazione che possediamo.Solo all’interno di un’ intima relazione corpo-cervello-ambiente possiamo tentare di comprendere chi siamo, cosa facciamo e di quale sostanza sia la consapevolezza che abbiamo. Dalla prospettiva di un uomo di scienza contemporaneo i principi biologici  possono aiutarci nel favorire i progressi di conoscenza.

L’autismo è un quadro clinico secondario ad un’alterazione primaria della circuiteria cerebrale.Per tale motivo, la relazione corpo-cervello-ambiente, inevitabilmente, viene ad essere modificata.Gli psicostati che osservia...

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La scapola parlante

Negli articoli precedenti, più volte abbiamo ribadito come, sovente, il linguaggio sia stato considerato un “epifenomeno” che, come dono ricevuto, non richiedeva una spiegazione ontogenetica. Eppure l’uomo sviluppa l’abilità del parlare in un lungo periodo della sua vita. Infatti, un bambino emette le sue prime parole intorno ai 18 mesi e, sei mesi dopo, ha un vocabolario di circa cinquanta parole, abbozzando i suoi primi discorsi. Dai 24 ai 36 mesi impara quotidianamente nuove parole, per poter utilizzare a tre anni circa mille vocaboli. A sei anni, il bambino vissuto in un ambiente stimolante, usa e capisce circa 13.000 parole; il suo vocabolario cresce quotidianamente di altre quattro volte fino ai 18 anni...

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Un’ipotesi neurobiologica evolutiva

“Uscire dagli schemi” significa che, qualora vogliamo spiegare cosa fare per un bambino che manifesta un compromettente deficit dello sviluppo del linguaggio,  non possiamo partire dal linguaggio. Bisogna necessariamente partire dalla comunicazione non convenzionalizzata e non codificata, e da altre forme di sintonizzazione mentale, i cui candidati più accreditati sono i gesti naturali, quali l’additare ed il mimare.

E’, a noi tutti noto che, gli uomini trovano naturali gesti come l’indicare ed il mimare. Già gli infanti prelinguistici usano e comprendono l’indicare con il dito. Allo stesso tempo, gli esseri umani, in luoghi affollati e rumorosi (noi napoletani anche in ambiente standard) comunicano con gesti...

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Una piccola parentesi…”Di qualsiasi uomo si può fare un uomo” (Giovanni Amos Comenio 1592-1670)

Il 1° Settembre si celebra la Giornata per la salvaguardia del creato. Dalla nostra prospettiva, tra le tantissime creature, quella che ci sta più a cuore, di sicuro, è l’uomo. Di cosa hanno bisogno gli esseri umani per diventare “uomini”? Secondo me di “educazione”.

Non capiremo mai, fino in fondo, cosa significa “educazione”, finchè resteremo intrappolati nelle nostre categorie mentali: quanto è importante l’ereditarietà e quanto la cultura? Non vi è alcuna distinzione tra genetica ed epigenetica, come tra natura e cultura o tra biologia ed umanesimo. Nulla avrebbe senso senza l’altro, nè potrebbe esistere indipendentemente dall’altro...

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Ipotesi sull’evoluzione del linguaggio: la teoria del bootstrap sinestetico

Secondo la teoria di Ramachandran, alcuni circuiti neuronali, specie quelli localizzati nelle aree di confine tra i lobi posteriori della nostra corteccia, hanno la capacità di tradurre una rappresentazione sensoriale in un’altra (ad es. l’aspetto visivo di un oggetto in una rappresentazione acustica). Da ricordare che, tale capacità, è secondaria ai collegamenti sinaptici specifici dei neuroni e non a particolari proprietà biologiche delle cellule nervose in causa. Il giro angolare rappresenta un’area neurale ben preposta alle trasformazioni intersensoriali...

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Dove i sensi si incrociano per renderci umani

Come, le neuroscienze attuali,spiegano il perchè, in alcune persone, quando viene stimolata una modalità sensoriale, si registrano gli effetti dell’ “eccitazione”anche di submodalità sensoriali non stimolate? Ovvero, se il substrato neurale della sinestesia, come ho scritto nel precedente articolo, è rappresentato dall’attivazione incrociata, come questa si verifica? Per le neuroscienze tutti gli esseri viventi nascono con un eccesso di connessioni neurali. Già nel feto si registra la “potatura” di molte connessioni ridondanti al fine di produrre la caratteristica architettura del cervello adulto, che garantirà il nostro modo di essere individui...

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Camicie chiassose e sapori pungenti: la sinestesia

Il blog è nato perchè la medicina attuale, per quanto riguarda l’autismo, continua a rispecchiarsi nei suoi insuccessi. L’autismo , nonostante i proclami dei tecnici, viene tutt’ora considerato un disordine mentale. Pertanto, il punto di riferimento dei tecnici resta il D S M. L’approccio del D S M viene contestato dagli organicisti. Le diagnosi descrittive , in medicina, non prendono in considerazione la comprensione biologica della clinica pertanto, creano problemi. Infatti, i protocolli terapeutici stabiliti per l’autismo sono privi di ogni fondamento scientifico. La medicina dovrebbe sempre esortare a prescrivere terapie coerenti con la diagnosi.Quando affermiamo che un individuo è affetto da autismo, stiamo esprimendo solo un giudizio clinico ” convenzionale “...

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Una riflessione tra” visione” e “linguaggio”

In alcuni articoli precedenti, ho ampiamente ricordato che, nel corso dell’evoluzione, alcune cellule divennero capaci di accumulare ed utilizzare un gradiente elettrico, al fine di modificare la condizione biologica delle cellule a loro connesse. Queste cellule, chiamate neuroni o cellule nervose, nel loro insieme formavano un sistema ( sistema nervoso) che si aggiudicò la funzione di controllare l’omeostasi dell’organismo possessore di quel sistema nervoso, di modificare lo stato dell’organismo in relazione alle modifiche ambientali, di garantire comportamenti di ” evitamento” e/o di ” raggiungimento ” in merito  alle dinamiche ambientali. Il tutto finalizzato alla sopravvivenza di quell’organismo ed, in ultima analisi, della sua specie...

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