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La memoria non è una chiavetta USB

Abbiamo visto quanto sia importante la memoria in tutte le cose che facciamo, senza di essa non saremmo in grado di parlare, orientarci nel nostro ambiente, riconoscere gli oggetti. Eppure, la memoria non è una rappresentazione fedele della nostra realtà, assolutamente non è una chiavetta USB.

Infatti, ogni ricordo è differente dal precedente; per Edelman ogni ricordo è una ricategorizzazione, ovvero la riattivazione di un circuito sensori-motorio, più o meno esteso, ma mai coinvolgente la stessa popolazione di neuroni e, dunque, sovrapponibile del tutto al precedente.

In generale, possiamo anche dire che, le nostre esperienze tendono ad interagire con i ricordi ed a scontrarsi le une con le altre; di conseguenza, il nostro ricordo di un’esperienza è spesso sovrapposto a quello di un...

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Una, nessuna, centomila……..considerazioni tra disordini delle memorie ed autismo

Per gli antichi greci la Memoria era una dea (Mnemosine).

Per tutti gli esseri umani, come abbiamo visto nel precedente articolo, la memoria è la condizione essenziale che determina l’identità individuale lungo la linea del tempo: chi perde la memoria perde sè stesso. In altri termini possiamo dire che, un IO senza memoria corrisponde ad un IO senza passato e senza futuro (dotato esclusivamante del qui ed ora), senza alcun legame con sè stesso e con gli altri.

Dunque, la memoria è ciò su cui si basa la nostra identità, ovvero il collante che consolida la nostra vita mentale.

Inoltre, sempre dal precedente articolo, abbiamo appreso che le esperienze fatte modificano il nostro cervello determinando nuove conoscenze, queste ultime possono essere trattenute nella memoria anche per lun...

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“Ci ritorna in mente”….. considerazioni tra disordini della memoria e autismo

In un bellissimo libro, “Mi ritorno in mente”, Edoardo Boncinelli ci ricorda che l’uomo è l’unico essere che dice “IO” e che, forse, è capace di pensare “IO”.

Tutti parliamo dicendo “io”: “io dico, io faccio, io penso”, ben consapevoli di cosa stiamo dicendo.

QUESTO “IO” VIVE CERTAMENTE NEL MONDO, NEL MIO CORPO, CON IL MIO CORPO.

Negli ultimi articoli abbiamo trattato a lungo del tronco encefalico e dello sviluppo dell’io, a partire dall’esigenza del proprio corpo di difendere la sua omeostasi, servendosi dell’io.

Sui rapporti con il mondo, al momento, mi limito a dire che questo costituisce uno degli ossi più duri da digerire: che IO l’osservi o meno, il mondo va avanti e segue un suo cammino coerente e concepibile (realismo).

In questo e nel prossim...

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Perchè i bambini, e non solo, non sanno resistere al cioccolato

Nell’ultimo mese il blog ha dedicato particolari attenzioni allo studio del Tronco Cerebrale (articoli sul sonno/sogni e sull’importanza della mappa corporea per la socialità), consapevole dell’enorme importanza svolta da questa antica area cerebrale nel processo di neurosviluppo e, sovente, trascurata dai cognitivisti.

Già alla fine degli anni ottanta del secolo scorso il premio nobel per la medicina, Gerard M Edelman, proponeva modelli teorici di neurosviluppo, grazie ai quali si prendevano le distanze da quei modelli cognitivisti unicamente focalizzati sui lobi frontali e sui circuiti motivazionali.

Per Edelman un’abilità cognitiva si identifica con una MAPPA GLOBALE che, come tale, rappresenta una struttura dinamica, composta da MAPPE LOCALI (circuiti senso-motori) connesse da ...

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Autismo e socialità

Nell’articolo precedente abbiamo visto come l’ossitocina (anche la vasopressina), pur contribuendo a  quella sensazione di unione, vicinanza o attaccamento, non può essere ritenuta generatrice della nostra socialità. Infatti, l’ossitocina, come la vasopressina, è una sostanza (peptidi) molto antica, comparsa almeno 700 milioni di anni fa (molto prima della comparsa dei mammiferi), con la funzione di regolare l’acqua ed i minerali degli animali terrestri.

Pertanto, nei mammiferi è stato il cambiamento  dell’Organizzazione Neurologica (soprattutto a livello di struttura) a determinare l’attaccamento e la socialità e non le molecole in sè.

Dunque, non esistono molecole dell’attaccamento, nè tantomeno sostanze chimiche della socialità, ovvero molecole che somministrate ad u...

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L’ossitocina e l’autismo

Qualche giorno fa (9 maggio) sono stato invitato, quale relatore, ad un convegno sull’autismo tenutosi nello splendido Salone Dei Marmi della bella città di Salerno. La sapiente regia della manifestazione è stata opera di Sergio Martone, con il quale ho potuto scambiare alcune opinioni e tra queste “quanto l’ossitocina potesse essere utile nell’autismo”. Di certo quest’ormone ha suscitato molto fascino in noi esseri umani, trattandosi della sostanza che determina l’attaccamento inducendoci a pensare che potesse svelarci l’antico dilemma umano: cosa dare agli altri e cosa tenere per sè stesso. Dilemma che ha accompagnato la nostra storia, pensando che Seneca definiva un errore sia credere a chiunque, sia non credere a nessuno.

Nell’articolo odierno e nel prossimo, il blog...

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I sogni ci aiutano a comprendere i disordini attentivi e di postura nei bambini autistici

Per prima cosa voglio dire grazie a tutte le lettrici e lettori che, da due anni (30 aprile 2016), danno vita al blog.

Un grazie particolare all’Associazione La Mano Tesa di Macerata per aver pubblicato, nel giugno scorso, molti articoli del blog in formato manuale.

Nell’articolo odierno provo a fare più chiarezza sul come, una migliore comprensione di alcune nostre “caratteristiche”, nello specifico il sonno ed i sogni attraverso una scienza del sonno, può contribuire a migliorare le nostre conoscenze sui disordini del neurosviluppo ed a consigliarci quali esami neurodiagnostici andrebbero effettuati, in epoca precoce, per questi giovanissimi pazienti. Inoltre, potrebbe esserci d’aiuto nell’intuire quali protocolli terapeutici prescrivere.

Per la biologia non vi sono dubbi, ...

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Sogni ed autismo

Nell’ultimo articolo abbiamo visto che, durante il sonno, il cervello attivo da un punto di vista elettrico lavora in assenza di serotonina e noradrenalina che, invece, mediano lo stato di veglia, regolando alcune funzioni cerebrali fondamentali per il nostro comportamento, quali attenzione, memoria, autoriflessione, che, proprio per l’assenza dei due sistemi chimici, scompaiono durante i sogni.

Abbiamo appreso che, nel sonno REM il cervello, pur essendo attivato elettricamente come nello stato di veglia, presenta, come abbiamo visto, un profilo chimico molto differente. In effetti, in presenza di bassi livelli di serotonina e noradrenalina, un’altra sostanza chimica, l’acetilcolina, media l’asperienza onirica (nel sonno REM il cervello risulta essere altamente colinergico)...

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La polisonnografia è utile nei disordini del neurosviluppo

Nell’articolo precedente abbiamo visto che, l’esperienza onirica (sogno), come l’esperienza consapevole, altro non è che la nostra consapevolezza (occasionale) di un’attivazione cerebrale durante il sonno.

Dunque, facciamo esperienza onirica perchè il cervello si auto-attiva nel sonno.

Chi ha la possibilità di osservare un bambino, oppure sta a letto con il proprio partner, può osservare la convessità della cornea muoversi avanti ed indietro sotto le palpebre chiuse, talvolta semiaperte. In questi momenti è sufficiente dare un colpetto al partner e chiedergli cosa stia sognando.

Tale comportamento è quello definito sonno REM (Rapid Eye Movement). Esso comporta sempre una intensa auto-attivazione cerebrale...

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Sonno e sogni

Abbiamo bisogno di mangiare e di non essere mangiati.

Inoltre, abbiamo bisogno di mantenere la nostra temperatura interna entro un intervallo stretto, con escursioni massime non superiori a 0,8 °C nell’arco delle ventiquattro ore.

In effetti, quali uomini del terzio millennio, avvertiamo come innocua la minaccia di essere preda (se non da altri uomini), ma pensiamo alle minacce di infezioni che, come la termoregolazione, necessitano di non essere deprivati del sonno.

In studi di laboratorio si è visto come, nei ratti privati del sonno compaiono ben presto (prima settimana) tendenze alle lesioni cutanee. Dopo poco, i ratti andranno sempre nell’angolo più caldo della loro gabbia (ricerca del calore)...

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